giovedì 28 gennaio 2016

MY SISTER IS A PAINTER | Usa e Getta | La Casa del Cinema | Dal 23 al 24 Gennaio 2016



marechiarofilm in collaborazione con la Casa del Cinema

a cura di Angela Prudenzi e Mario Sesti


Usa e getta non è un convegno né una rassegna. Piuttosto tre giorni di incontri aperti e libere
riflessioni su che cos’è il found footage e su come si sono evoluti nel corso del tempo il suo
l’utilizzo e la relativa teorizzazione.
Il found footage, nell’accezione comune, indica la trasformazione e la reinterpretazio-
ne di qualsiasi tipo di immagine già utilizzata, sia essa stata scoperta casualmente o sele-
zionata, recuperata-riciclata allo scopo di realizzare opere inedite. Nasce come pratica di
ri-significazione di immagini preesistenti, talvolta dal sapore satirico e politico, o violento
e provocatorio come spesso nel cinema delle avanguardie. Che provenga da archivi o da
film hollywoodiani, dagli home movies e dai documentari, dal cinegiornale o dallo spot
televisivo, ogni immagine può essere presa, smontata, rimontata e risignificata. L’aspetto
che caratterizza il found footage rispetto ai film d’archivio tradizionale è proprio la volontà
di ribaltare il valore referenziale dell’immagine originale indirizzando la percezione dello
spettatore verso una nuova costruzione di senso.
Questi film ibridi costituiscono territorio di enorme interesse perché pongono una gran-
de questione: che cosa sono le immagini? Si interrogano su dove si colloca il loro tasso di
realismo, su cosa significa raccontare attraverso di esse e quali meccanismi permettono di
far credere vera o falsa un’immagine e quindi una narrazione.
La rivoluzione tecnologica di questo inizio di millennio ha fatto fiorire una molteplicità
di film di found footage spontanei e amatoriali volti alla rielaborazione di immagini tratte da
film, telegiornali, archivi, filmini di famiglia o trovate causalmente sulla rete. E allo stesso
tempo anche numerosi autori cinematografici hanno iniziato a utilizzare il found footage
nelle sue diverse declinazioni per la realizzazione dei propri lavori.
Il concetto di found footage quindi offre interessanti spunti di riflessione sulla natura e
il significato dell’immagine in sé e sull’evoluzione del linguaggio cinematografico. La pos-
sibilità di rielaborare e mettere le stesse immagini al servizio di più narrazioni mette infatti
in discussione il valore di verità e univocità che fino ad oggi hanno portato con sé.
Questo aspetto di alterazione e smascheramento è stato alla base dell’utilizzo del found
footage delle origini. Oggi invece che la diffusione del digitale ha portato al decadere del
concetto di originale, l’immagine si apre naturalmente a una molteplicità e a una stratifica-
zione di letture e significati. L’uso del found footage diventa così una pratica costante nella
nostra vita quotidiana in cui le immagini vengono sistematicamente manipolate per soddi-
sfare necessità comunicative pubbliche e private. Il riflesso che ci viene restituito da questo
utilizzo è quello di una realtà frammentata in una moltitudine di micro-verità e punti di vista
sempre più spesso sfacciatamente di parte.
Il film partecipato di marechiarofilm, che sarà oggetto di riflessione nella terza giornata
di incontro, nasce proprio dal desiderio di raccontare la realtà che ci circonda attraverso una
narrazione collettiva e di contrastare la frammentarietà della nostra percezione attraverso
un remix di frammenti di materiali e sguardi di autori diversi. La particolarità del film par-
tecipato è nella sua vocazione di generare lavori di autori diversi destinati da una parte a
diventare oggetto di found footage, di rimescolamento e rielaborazione in una narrazione
collettiva, e al tempo stesso costruire uno scambio paritario che sappia affiancare e suppor-
tare ogni singolo autore e ogni singolo segmento facente parte del progetto.
Attraverso la visione di film, documentari, video arte, materiali reperiti sulla rete, l’in-
contro con autori che hanno utilizzato in varie forme il found footage, critici che lo hanno te-
orizzato e analizzato, responsabili dei più importanti archivi nazionali e docenti delle scuole
di cinema e delle università, Usa e getta si propone di allargare la sua riflessione su quanto
la consapevolezza della potenzialità di rielaborazione soggettiva dell’immagine possa por-
tare a ripensare il linguaggio e le modalità di fare cinema per realizzare opere che siano più
rappresentative e adeguate alla realtà che ci circonda.